Adottare un elefante: Roi, l’impegno con David Sheldrick

Adottare un elefante è stato per me un atto d’amore, un impegno nei miei confronti e verso l’Africa.  È tempo che seguo The David Sheldrick Wildlife Trust: un’organizzazione no profit del Kenya, il cui obiettivo è tutelare gli elefanti. Ha un vero e proprio orfanotrofio, si occupa di salvare soprattutto i cuccioli, che altrimenti non avrebbero speranze; insegnare loro a vivere in comunità e dopo anni di cure, quando sono pronti ad affrontare i pericoli della savana, rimetterli in libertà.

Gli elefanti e la guerra dell’avorio

Gli elefanti sono per me emozione, stupore per la loro intelligenza e sensibilità. Incredibile è lo stretto legame sociale che li lega alla loro grande famiglia, a capo della quale c’è la femmina più anziana e saggia del branco, la matriarca: lei ha il compito di prendere le decisioni più importanti, dalla quale dipende la sopravvivenza di tutto il gruppo, lo orienta nelle migrazioni annuali, difende ed insegna ai più piccoli, fa sì che si costruisca una gerarchia di esperienze e di ruoli, rigorosamente femminili, all’interno della sua società.

Gli elefanti sono da sempre decimati dalla guerra dell’avorio, oggi si smobilitano eserciti interi per ammazzarli e prendergli le zanne, da rivendere poi sul mercato orientale dove il prezzo al chilo è ormai a livelli stratosferici. Le usano per fare pozioni contro l’impotenza oppure costruiscono monili di lusso: l’avorio è l’oro degli elefanti, così lo chiamano.
Loro rischiano l’estinzione, ne muoiono 96 al giorno (ne ho già parlato nel mio blog).

David Sheldrick Wildlife Trust

Io sostengo David Sheldrick Wildlfe Trust e ho adottato la piccola Roi, una cucciola di quasi un anno trovata a fianco della madre morta sotto i colpi dei bracconieri. Il giorno prima erano state viste e fotografate da turisti,  vive e vegete; il giorno dopo è stato dato l’allarme: Roi era in piedi a fianco del corpo della madre e l’intera famiglia le stava dando l’ultimo saluto.

Le possibilità di sopravvivenza di un piccolo di elefante di dieci mesi, senza il latte della mamma, sono nulle; un’altra elefantessa non può infatti prendersi cura di un cucciolo non suo, avendo solo latte sufficiente per la sua prole. DSWT ha salvato Roi da morte sicura, grazie ad un’operazione di emergenza tra cielo e terra nello Tsavo, l’ha portata in elicottero all’orfanotrofio, dove verrà nutrita per almeno otto anni con un latte speciale, la cui formula è stata trovata dopo molti tentativi da Daphne Sheldrick, la fondatrice dell’organizzazione, da poco scomparsa.  Solo quando sarà in grado, lascerà l’orfanotrofio per tornare in libertà nei grandi altopiani, insieme al resto della sua nuova famiglia di orfani. Chi adotta un elefante contribuisce a sostenere tutte queste spese.

Elefanti e Africa sono come sinonimi e tornare in Africa è per me sempre un regalo: io penso che l’amore, quello vero, vada contraccambiato  e Roi, pur essendo una goccia nell’oceano, o meglio, un puntino nell’immensità della savana africana, è un atto d’amore verso questo mondo che tanto mi dà. Adottare un elefante è come restituire un credito a questo grande  e splendido continente, che è l’Africa. Pensaci anche tu, dona anche tu e vieni con me a scoprire questo mondo, che tanto darà anche e te.

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