La Malaria: informazioni, precauzioni, profilassi

Malaria sì? Malaria no? La profilassi antimalarica la faccio o non la faccio? Questo è il dilemma del viaggiatore che si prepara a sbarcare in un paese africano. La dott.ssa Silvia Bignamini, medico specialista in igiene e medicina preventiva che vive e lavora in Mozambico, ci spiega che cos’è e quali sono i comportamenti da tenere prima, durante e dopo il viaggio. Partire informati e consapevoli, prendendo le decisioni più corrette per la propria salute è un antidoto per tante paure e il miglior modo per affrontare la tua avventura africana.

Cos’è la malaria

La malaria è causata da un parassita trasmesso dalla puntura della zanzara Anopheles, che ancora esiste in Africa e in altre parti del mondo. In Italia questa zanzara era presente alla fine dell‘800, quando si calcola che morissero di malaria circa di 20.000 persone l’anno: è scomparsa grazie alle bonifiche ambientali e con l’uso di insetticidi come il DDT. L’Italia è stata dichiarata dall’OMS zona libera da malaria nel 1970.

La malaria in Africa meridionale

Non tutti i paesi dell’Africa meridionale hanno beneficiato di queste campagne di eradicazione, se non nella forma di sporadici interventi: a oggi la maggior parte del territorio del Sudafrica, Namibia, Botswana e del sud del Mozambico ha un rischio malaria molto basso o quasi nullo; mentre nel nord e centro del Mozambico e in altri paesi della regione sub-sahariana il rischio è medio o alto.

Il rischio malaria e le stagioni

Il rischio di malaria varia con la stagione – stagione delle piogge o stagione secca. Nella stagione delle piogge, da Novembre a Marzo in Africa meridionale, l’acqua è più abbondante e le zanzare, che si riproducono proprio nell’acqua stagnante, pullulano allegramente. È utile programmare il viaggio nel periodo migliore, a seconda dell’area visitata, e consultare le previsioni del tempo, tenendo presente che i cambiamenti climatici hanno modificato la rigida stagionalità.

Profilassi farmacologica

Contro la malaria esiste una profilassi farmacologica, che non garantisce una protezione totale dall’infezione: non è infatti un vaccino, ma riduce il rischio di sviluppare una forma grave. Occorre consultare l’ambulatorio Vaccinazioni Internazionali del servizio sanitario di riferimento per la scelta dei farmaci più adeguati, in base alla situazione di ogni persona.

Norme comportamentali

C’è una serie di norme comportamentali che possono sembrare banali, ma che ci permettono di proteggere la nostra salute e di viaggiare serenamente. Sono fondamentali, sia se si è scelto di fare la profilassi, sia che non la si faccia e sono:
  • usare sempre un repellente, con deet o anche naturale, da applicare più volte, soprattutto al tramonto e all’alba quando le zanzare Anopheles pungono di più;
  • utilizzare la c.d. protezione meccanica, coprendo il più possibile tutto il corpo e indossando maniche e pantaloni lunghi;
  • accertarsi che il locale di pernottamento sia dotato di zanzariere, verificando che non siano strappate. È consigliato portarsi un kit da cucito per riparare eventuali buchi.

Come comportarsi al rientro

Al rientro in Italia, in caso di febbre o altri sintomi febbrili (mal di testa, dolori muscolari, vomito) è importante informare il medico di essere stati in zone a rischio malaria. La si potrà escludere con un semplice esame del sangue, il test va ripetuto dopo 24/48 ore, in caso di esito negativo o in caso di sintomi persistenti, in assenza di altra diagnosi. Talvolta vale la pena insistere per farsi fare il test della malaria e magari recarsi nei centri specializzati in malattie tropicali. I sintomi si manifestano non prima di 10 giorni dal primo contatto con il parassita e possono comparire anche dopo mesi.

Cosa succede se, nonostante le attenzioni, contraggo la malaria?

La malaria è curabile e basta cominciare il trattamento immediatamente e con i farmaci più indicati. Fatti da sapere sulla malaria secondo l’OMS (in inglese)
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Silvia Bignamini

è medico specialista in igiene e medicina preventiva. Lavora e vive in Mozambico da 9 anni con suo marito e 2 figli.

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Infografica dell'OMS