Lesotho tetto d’Africa

È stato anche l’anno del Lesotho, il tetto d’Africa, più che mai un viaggio di avventura e conoscenza. Un’opportunità di toccare con mano la storia del Sudafrica e del Lesotho: la Storia dell’apartheid con la S maiuscola e quella della gente, quella che fa la storia.

Da Bloemfontein in Sudafrica verso il Lesotho

Da Bloemfontein in Sudafrica, mi sono dunque avventurata da sola con i mezzi pubblici: verso il Lesotho, tetto d’Africa. Bloem come la chiamano amichevolmente i suoi abitanti è la città dove è nato Tolkien, autore fantasy dello Hobbit e del Signore degli anelli; sembra che a queste terre si fosse ispirato per raccontare il regno di Mordor. È una tipica città di frontiera di origine boera, che rimane a 130 Km da Maseru, la capitale del Lesotho. Dà l’idea del vecchio Sudafrica, quello dove l’apartheid non è un lontano ricordo.
Qui i bianchi vivono nella parte nuova e sicura della città, dove occasionalmente passa qualche viaggiatore, hanno i loro alberghi e ristoranti e la loro stazione turistica degli autobus, che non ha alcun collegamento verso il Lesotho, probabilmente perché non gode di alcun interesse per il sudafricano e il turista medio; in controtendenza rispetto al resto del Sudafrica, i neri vivono nella dissestata downtown, in centro, dove c’è la linea dei bus (non turistici), che collega anche il Lesotho e la stazione dei minibus.

mappa lesotho

Sono partita alla mattina molto presto dalla stazione dei minibus: destinazione Maseru, Lesotho. I minibus sono una rete di trasporti tipicamente nera, figlia dell’apartheid. Vedere un bianco oggi su uno di questi pullman non è però una novità o un problema, vedere una donna bianca desta quantomeno qualche sorpresa, che leggo negli occhi di chi incrocio. Dopo un’ora e mezza di viaggio sono già alla frontiera: la attraverserò a piedi. Due timbri, uno per uscire dal Sudafrica ed uno per entrare in Lesotho, sono arrivata a Maseru.

Lesotho

Il Lesotho, in bantu la terra del popolo che parla sotho, è considerato il tetto d’Africa, essendo tutto il suo territorio ad una quota di oltre 1000 metri sul livello del mare; è il paese in mezzo alle montagne, senza sbocchi sul mare. Geograficamente all’interno del Sudafrica, è speciale perché è una monarchia indipendente, The Mountain Kingdom appunto. Per una serie di fortunose circostanze storiche è rimasta protettorato britannico, senza diventare mai colonia e quindi non è mai stata annessa al Sudafrica e non ha così mai subito la politica di segregazione razziale dell’apartheid.

Passaggio in Lesotho

Il Lesotho è:

  1. uno dei paesi più poveri al mondo;
  2. il tasso di HIV è altissimo (secondo certe stime un quarto degli abitanti è sieropositivo);
  3. vive di pastorizia e allevamento più che di agricoltura, le bestie hanno qui a disposizioni ampi pascoli;
  4. è l’acqua e l’energia del Gauteng, la provincia di Johannesburg: vi sono numerose dighe che deviano i fiumi verso il Sudafrica, la più importante è Katse Dam;
  5. è ricca di diamanti, ma di fatto sono scarsamente sfruttati; la maggioranza dei basotho, la popolazione del Lesotho, va invece a lavorare nelle miniere bianche sudafricane;
  6. per anni ha avuto un’importante produzione tessile, che però adesso è stata soppiantata da quella cinese. (I cinesi imperversano ormai in tutta l’Africa, soprattutto si insinuano come un cancro nei Paesi più poveri. Sigh)

Il Lesotho è anche meta turistica nota ai pochi escursionisti, semplicemente una Terra dell’altro Mondo rispetto al commerciale Sudafrica. Ho amato:

  1. il territorio spettacolare, il paesaggio drammatico con i suoi canyon straordinari incastonati nelle montagne. Qui si possono organizzare fantastici trekking per godere di questo piccolo angolo di Paradiso fra le montagne;
  2. le numerose grotte, ricche di pitture rupestri. Alcune sono patrimonio dell’UNESCO, altre, meno celebri non sono tutelate, ma sono semplicemente stupefacenti, anche agli occhi di una semplice curiosa come me;
  3. la popolazione locale, i basotho: sono per lo più pastori e vestono con la celebre coperta, di cui avremo ancora modo di parlare e raccontarne la storia;
  4. il mezzo di trasporto nazionale: che è ormai, da più di un secolo, il pony. È ovviamente anche utilizzato per lavorare. Chi viene in Lesotho non può non fare una bella passeggiata a cavallo di uno o più giorni.

Pastore basotho a cavallo di un pony in Lesotho

Venire in Lesotho è un’esperienza di vita per avere ancora un’altra prospettiva d’Africa: l’ho chiamata Passaggio in Lesotho perché qui sul tetto d’Africa le differenze culturali e sociali tra sudafricani, occidentali e basotho sono drammaticamente vive. Qui non si può andare via senza aver  gettare uno sguardo profondo su questo Mondo e senza portar traccia nell’anima di questo Passaggio in Lesotho.

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