Maputo Riserva speciale degli elefanti

Racconterò qui una bella storia. È una storia africana ovviamente, c’è poesia ed amore, c’è sopravvivenza, c’è l’uomo ed il suo difficile rapporto con la natura. Ci sono gli elefanti. Siamo a Maputo in Mozambico, dove stanno prendendo piede vari progetti per ripopolare la Riserva speciale degli elefanti, uno dei parchi nazionali africani più belli, e per far sì che la coabitazione con le comunità sia sempre effettiva e segua delle regole ben precise di reciproco rispetto.

Il Mozambico durante la guerra civile e…gli elefanti

Ma forse bisogna fare un piccolo passo indietro e ricordare che il Mozambico dal 1981 al 1994 è stato teatro di una tra le più cruente guerre civili dell’ultimo scorcio di secolo. Guerra che ha mietuto vittime umane, ma che ha pressoché comportato l’abbattimento di una grandissima quantità di animali selvatici, tra cui anche gli elefanti.
Parlando della Riserva speciale però, molti di loro si son messi in salvo varcando i confini sudafricani ed entrando in quel parco oggi noto come Tembe, parco esclusivo e speciale anch’esso, fiore all’occhiello del Kwa-Zulu Natal, che non conta tanti ettari di territorio, ma è completamente gestito dalla comunità.
Così dunque una parte di loro si è salvata in Sudafrica, un’altra parte non ce l’ha fatta, un terzo gruppo di inossidabili è sopravvissuto proprio alla Riserva speciale. E sono niente poco di meno che gli elefanti dalle grandi zanne, quelli ormai più che a rischio di estinzione.

I progetti di cooperazione oggi in campo e le difficoltà

Ho avuto il piacere e l’onore di trascorrere una splendida giornata alla Riserva di Maputo, in compagnia di coloro che, in seno alla cooperazione italiana, sudafricana e mozambica stanno lavorando proprio per rifondare questa riserva, aprendola nuovamente al grande pubblico di appassionati.

Si è parlato delle difficoltà di:

  1.  garantire un buon equilibrio tra popolazioni viventi nella riserva e animali;
  2. regolamentare tale convivenza.

Loro. Proprio gli elefanti.

Ma quello che mi ha letteralmente rapito sono stati proprio loro. Gli elefanti. Li ho visti sfilare a distanza, ma ben distinguibili nella loro mole grigia antracite sul verde brillante della prateria. Erano già un bel branco.

Nelle loro migrazioni possono spostarsi anche in gruppi di settanta. Per questi enormi pachidermi, abituati a percorrere migliaia di chilometri alla ricerca di cibo e salvezza, non ci sono confini, quelli sono un fattore solo umano. Le femmine più anziane sono a capo e sono il cuore della società degli elefanti, che è matriarcale. La loro esperienza è la chiave della sopravvivenza di tutto il gruppo, sono l’esempio per tutti i piccoli, che da loro impareranno come vivere autonomamente.
E alla Riserva speciale, la cosa straordinaria è che di piccoli ce ne sono molti. Motivo per cui è indispensabile tenere delle buone distanze di sicurezza per non innervosire le mamme e ancora bisogna tener conto, più che in altri posti, che gli elefanti son molto meno tolleranti rispetto alla presenza dell’uomo. E ciò è più che comprensibile se si pensa che gli elefanti tengono memoria delle barbarie vissute a danno loro o dei membri delle loro famiglie e serbano una sofferenza ed un dolore che, proprio come per i lutti umani, ben difficilmente potranno mai dimenticare od alleviare.

Vederli attraversare la pianura è stata pura poesia, qui nel verde brillante della praterie d’Africa, quelle che come diceva una canzone, dimostrano l’esistenza di Dio.
E di Dio ce ne è sempre bisogno. Nel prossimo futuro un ponte collegherà Maputo con Catembe e la Riserva speciale che fino ad oggi ha vissuto di un altrettanto speciale isolamento sarà quindi più raggiungibile ai viaggiatori, agli esperti ma ahimè anche ai bracconieri. Ma questa è un’altra storia.

Maputo riserva speciale elefante

Ti lascio ora con una nuova visione: le dune dell’Oceano Indiano, quelle dove si arriva dopo aver attraversato le pianure della Riserva speciale degli elefanti.

Dune alla riserva di Maputo

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