Sudafrica tra savana e oceano, alla scoperta dei Big 7

Ci sono i Big Five, che ormai ben conosciamo (leone, leopardo, rinoceronte, elefante e bufalo), e i Big Seven, lo squalo bianco e la balena franca australe . E siamo a setteIn Sudafrica li troviamo proprio tutti, i sette predatori più temibili del mondo animale.

De Hoop Nature Reserve

Ho fatto chilometri di strada in bus ed in macchina da Bulungula, passando per la bella ed incantata laguna di  Knysna, fino ad approdare a De Hoop Nature Reserve. È un po’ come trovare l’isola che non c’è. Siamo in realtà sulla terra ferma, lunga la costa, nella regione del Western Cape.
Riserva naturale spettacolare.De Hoop è zona prediletta di riproduzione della balena franca australe o southern right whale.
Quando sono arrivata lì era una giornata nebbiosissima e umida per gli influssi oceanici. Ad agosto in Sudafrica è inverno, siamo infatti sull’emisfero opposto al nostro e verso sera c’è una bella escursione termica e le ore di luce sono poche. Dopo una giornata di guida e condizioni atmosferiche di questo tipo, non avevo molta voglia di avventurarmi sulla costa, in più erano quasi le 5:30 del pomeriggio e il sole stava quasi tramontando. Nonostante la stanchezza mista a pigrizia, ho deciso di prendere la strada verso l’Oceano.
Percorrere le strade in terra battuta a De Hoop è già un regalo, che riscalda ed emoziona. La vegetazione tipica è chiamata fynbos, parola dall’afrikaans che significa boscaglia fine: ricorda la macchia mediterranea, ma è una vegetazione endemica, ossia propria e specifica di quella zona, è fatta di arbusti e cespugli, tipica del Regno Floreale del Capo, Cape Floral Kingdom. È una stretta fascia costiera che concentra in sé una grande biodiversità: per questo motivo è stato riconosciuta dal 2004 Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. I colori vanno dal verde diamante al paglierino: ci sono bontebok, antilopi molto rare ormai, tipiche di queste zone, e struzzi e babbuini, zebre del capo.

Eland a De Hoop Sudafrica

Guidavo e mi fermavo a scattare foto. In mezzo alla vegetazione, ho visto le dune di sabbia, alte e bianchissime, un po’ come le Dune de Pilat in Francia. Sull’Oceano ed in mezzo alla sabbia bianchissima di quelle spiagge incontaminate, c’erano promontori di roccia: camminando sugli scogli ed in mezzo alla sabbia, ho puntato lo sguardo sull’oceano ed è stata vera meraviglia. Era tutto un pullulare di balene, la maggior parte mamme con baby. Saltavano in mezzo alle onde, esibivano la loro coda o si mettevano su un fianco, mostrando una pinna. Ero su una spiaggia in prima fila ed ero testimone di uno spettacolo senza precedenti. Difficile fotografarle come avrei voluto, erano lontane, sfuggenti, in gran movimento ma non avrei mai creduto di poter assistere ad una tale magnificenza. C’è ne erano un quantitativo incredibile. E De Hoop Nature Reserve è veramente il miglior posto al mondo dove osservare le balene da terra. Hermanus, qualche chilometro più in là, è splendida, ma solo seconda.

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L’indomani è stato sole. Oltre alle balene, ho avvistato un cucciolo di foca del Capo,  cape fur seal, che probabilmente aveva perso la mamma.
Foca del capo, piccolo

E un quantitativo di uccelli incredibili. La beccaccia di mare africana, african oystercatcher, è tipica di quelle zone: la particolarità è che è un uccello monogamico, ossia quando trova il suo compagno è per sempre! Che poesia. L’ho osservata per lungo tempo sul bagnasciuga in mezzo agli scogli e tra le onde, a caccia di cibo. Un vero spasso. Ancora lo storno dalle ali rosse, red-winged starling e il gabbiano.  E nella laguna tra le dune un’altra sorpresa, i cormorani del capo e la spatola africana, african spoonbill.

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Il giorno successivo ho lasciato De Hoop, attraversato campi rubati al fynbos, guidando in mezzo alle nuvole del Western Cape.
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Gansbaai, squali e ancora balene!

Sono giunta a Gansbaai. Lì puoi decidere se prendere una barca per immergerti nella gabbia degli squali oppure andare a vedere le balene.
La prima attività, se condotta in modo poco rispettoso, buttando cioè il pesce in acqua per richiamare lo squalo, è gravemente nociva per l’equilibrio di questi grandi predatori, che perderebbero nel tempo l’abitudine e le capacità di procacciarsi il cibo.  Sarebbe un grosso danno per tutto l’ambiente bio-marino, essendo gli squali al vertice della piramide alimentare.
Ci sono operatori turistici che rispettano l’animale e seguono principi di sostenibilità ambientale, fanno cioè sentire l’odore del pesce per attirarlo vicino alla gabbia, senza però darglielo da mangiare. I confini tra le due attività sono piuttosto labili.
Personalmente ho deciso di andare a vedere le mie favorite, le balene! In realtà non è stato così semplice avvistarne. Bisogna avere fortuna, ma osservarle da vicino, ricompensa attesa e fatica.

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