Svalbard: sulla rotta delle balene, nel circolo polare artico

Giugno 2012. Alle Svalbard ci sono arrivata, dopo dieci giorni di viaggio su una nave da spedizione, una rompighiaccio. L’obiettivo era vedere le balene, ma soprattutto il plantigrado temutissimo, signore dei ghiacci, l’orso.
Sono partita da Aberdeen in Scozia. Sicuramente si prospettava un’avventura dal sapore molto diverso, da altre. E lo sarebbe stata.
svalbard

Prima fermata alle Fair Isle, un’isola delle Shetland. Il tempo era dalla nostra parte.

Fair Isle Shetland

Il personaggio più buffo del Nord Atlantico è il pulcinella di mare. Mangia piccoli pescetti, nidifica in buche nel terreno ed è si può immergere in profondità fino a 70 mt. Eccolo!

pulcinella di mare Shetland

Lo stercorario dell’artico.

stercorario

E dulcis in fundo, le foche grigie. Simpatiche, ma non proprio bellissime.

foche grigie Shetland

Dopo giorni di navigazione siamo più o meno a metà viaggio e a metà strada tra l’Islanda e Spitsbergen (le Svalbard), all’isola vulcanica di Jan Mayen, oggi territorio norvegese.
Approdare lì, ti dà un po’ l’idea di aver trovato l’isola che non c’è.
Il trekking dalla stazione climatica alla spiaggia, coi resti di balena, di quando nel del XVII sec, l’isola era stazione base per la caccia del grande mammifero, ti da’ definitivamente un senso di sospensione tra le nuvole, i ghiacciai e il mare.
La vista costante ed incombente ma mai pulita del Monte Beerenberg, il vulcano ancora attivo, non è sempre rassicurante e ti proietta nel gioco degli elementi naturali, all’incrocio di forze che si non possono dominare o domare.

paesaggio Svalbard

Abbiamo varcato il circolo polare artico, il parallelo a 66° 33’ 39’’ di latitudine Nord; il sole di mezzanotte ci ha abbacinato e condotto fino a Spitsbergen, dove per sei mesi si vive al buio e per altri sei al sole.
Ci ha accolto la nebbia. La visione era straordinaria.
Entrando in quella baia, le nostre guide si scambiano uno sguardo visibilmente preoccupato e ci raccontano come, a vista d’occhio, di anno in anno, i ghiacciai siano chiaramente più scongelati. Cambiamenti climatici. Le cui cause sono attribuibili con certezza alle attività dell’uomo.

gabbiano iceberg Svalbard

È spettacolare. Abbiamo la fortuna di vedere le balene beluga: beluga è la parola russa per dire bianco; sono infatti di un bianco puro. Sfuggono, nuotano in superficie, diversamente da altre specie. Guizzano in velocità, immortalarle nel mio scatto è un’impresa praticamente impossibile.
Creature socievoli, raramente le trovi da sole, qui son tre. Specie chiacchierina: chiamate dai balenieri “i canarini del mare! per il loro vocabolario vario e musicale: trilli, clic, campanelli., gemiti, fischi, pernacchie.
Vivono normalmente sotto il pack (è una distesa di ghiaccio permanente, mista ad acqua), lì sono facile preda per gli Inuit, che mangiano la loro pelle delicata e ne utilizzano il grasso per le lampade. Oggi gli Inuit possono ancora cacciarle legalmente nei loro territori, nonostante alle Svalbard siano protette dal 1955.

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Le orme dell’orso. Vedremo solo queste. A quanto pare occupato con la sua fresca preda, una renna, come ci dicono le guide. Sicuramente non lontano. La tensione è palpabile. Bill, la nostra guida scozzese, è su un’altura, pronto col fucile. Utilizzarlo è solo un’estrema ratio, ci confortano. Noi la natura vogliamo osservarla e non ucciderla.Così, non ci muoviamo da quel lembo di terra; il rumore di una slavina; un paesaggio incantato.

Purtroppo non saremmo molto fortunati col tempo e con le condizioni del mare. Niente zodiac, troppo pericoloso scendere in mare coi gommoni. Il tricheco lo vedremo solo da lontano. Steso sulla spiaggia di vedetta, a destra della piramide arancione. Campeggia in lontanaza, la sua zanna d’avorio.
I trichechi, sono protetti dal 1952, purtroppo, come gi elefanti, sono oggetto di bracconaggio e vanno pensati per il futuro dei robusti progetti di protezione.

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Aver vissuto la dimensione dell’Artico è stata senz’altro un privilegio. Purtroppo il viaggio ha sofferto di qualche limite, in origine economico e poi organizzativo; alcune esperienze son state appena palpabili. Mio malgrado, non è stato possibile andare nella zona nord di Spitsbergen, delle Svalbard, dove con gran probabilità, avremmo potuto vedere l’orso. Dalla nave.
La spedizione aveva come obiettivo ulteriore, l’osservazione delle balene: a parte la beluga, che abbiamo visto chiaramente; nel corso della traversata tra Jan Mayen e Spitsbergen abbiamo avuto l’emozione di incontrare solo una balenottera comune e una balena blu.
Purtroppo la caccia forsennata che c’è stata in quest’area, dal 1600 in poi produce ancora i suoi effetti negativi. Si parla di spedizioni di uomini, battenti diverse bandiere europee, che partivano alla volta dell’Artico per fare incetta di balene, orsi, trichechi, foche. I numeri sono noti e sono dei veri e propri massacri (Bill nel corso della traversata ci ha documentato). Spesso l’esito di queste spedizioni era infausto anche per gli uomini, non abbastanza attrezzati alle rigide condizioni polari; anche le navi, col loro triste carico di morte, erano sorprese dalla tempesta e dalle avverse condizioni del mare. Affondavano, senza far ritorno in patria. Un vero e proprio eccidio.
Viste le problematiche ecologiche odierne: il cambiamento climatico, l’inquinamento chimico ed acustico, l’aumento del traffico marittimo, lo sfruttamento eccessivo delle risorse ittiche; difficilmente il numero di questi mammiferi potrà crescere.
La Norvegia, insieme all’Islanda, risulta,ad oggi, uno dei paesi al mondo che caccia la balena. Ovviamente è un’eccezione alla moratoria internazionale del 1986, che ha proibito la caccia. Il Giappone è un altro paese, cui viene ‘permessa’ la caccia, per motivi scientifici, non meglio specificati e di basso profilo. Le ragioni della caccia sfuggono e mascherano vere e propri interessi economici, seppure è dell’anno scorso, 2014, la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia, che ha proibito tale scempio.

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