Le Galapagos sono venute dopo il freddo delle Svalbard del giugno 2012. C’era la voglia di ripartire verso più miti temperature e il desiderio, di vedere “altri” animali, altro. Insomma a me capita sempre, di trovarmi in quel particolare mood per cui, la voglia di tornare a casa e raccogliere le esperienze fatte e le foto, si accavalla con quell’inquietudine, che ti viene da dentro, di riprogrammare una nuova partenza. Così mi son trovata ad accarezzare il pensiero delle Galapagos.
Sulla carta, un viaggio più difficile. Non intendo sul piano delle comodità o della fatica, mi riferisco alla difficoltà di organizzare un viaggio in una meta esclusiva, costosa, geograficamente lontana, su mercato a me non ancora noto. Così partendo dalla fedele Lonely Planet e dai racconti di viaggio in rete, ho contattato con qualche mese di anticipo delle agenzie di Quito e prenotato una crociera di otto giorni su una delle barche con miglior rapporto qualità-prezzo nelle isole sud orientali. Comunque un sacrificio economico che però ha spostato il mio sogno dall’area dell’impossibile a quella del possibile.
Stop a Quito due giorni, il primo per visitare la città, il secondo per girovagare in uno dei più celebri mercati indigeni sudamericani, Otavalo. E poi volo subito per Baltra Island, dove c’è uno degli aeroporti delle Galapagos. Qui l’inizio della mia nuova avventura.
Per una visita esaustiva delle maggiori isole ci vorrebbero due settimane di crociera, io ho optato per quelle considerate geologicamente più antiche e più varie da un punto di vista della varietà di animali, della flora, della morfologia insomma: Santa Cruz, Genovesa, Bartolomeo, Santiago, Daphne, Floreana, Espanola, San Cristobal. Il primo pomeriggio è nell’isola di Santa Cruz a Bacha Beach. Qui primo incontro con le iguane marine, che ho scoperto, mio malgrado, nuotatrici; i granchi rossi Sally Lightfoot e i fenicotteri, che ormai sono pochi e rari.
Genovesa è un paradiso dell’avifauna: sule piedi rossi, sule piedi azzurri, fregate.
…e dulcis in fundo una corposa colonia di leoni marini: c’è il maschio dominante, le mamme con molti cuccioli! Capita anche di assistere a scene quasi strazianti di ricerca della mamma, ma tutte a lieto fine!
Fare snorkeling è stato incredibile: ho osservato tartarughe marine verdi vicino agli scogli in balia della corrente, leoni marini ed in particolare un giovane giocherellone e allegro che mi nuotava attorno. Totalmente inaspettato è stato poi l’incontro con uno squalo martello che in un batter d’occhio è arrivato ed è sparito: una bestia con una circonferenza che a me è sembrata enorme. La guida ci ha poi spiegato che quegli squali non attaccano l’uomo perché alle Galapagos hanno di che sfamarsi – mangiano i leoni marini – ed appartengono ad una delle specie viventi meno aggressive .
Ancora sula Nazca o mascherata, gufi, ancora le fregate, le otarie.
I famosi fringuelli di Darwin: durante il suo viaggio qui, ha infatti monitorato le specie presenti e è riuscito a dimostrare che risalivano ad un progenitore comune, e che proprio l’evolversi in habitat diversi, ha dato luogo alle varie sottospecie. Dall’osservazione della natura di questa incredibile biodiversità, che sono le isole Galapagos, è nata la teoria dell’evoluzionismo.
Bartholomew Island, una delle isole più giovani geologicamente. I pinguini sonouna colonia ormai non numerosa, che difficilmente sopravvivrà al tempo, specie ormai fragile ma esempio unico al mondo di esemplari presenti nell’emisfero Nord.
Ci spostiamo a Santiago Island, incontro le iguane marine.
Daphne Island. Escursione al mattino presto in gommone con i leoni marini che si tuffano tutto intorno e ci inseguono. Ci sono tartarughe marine verdi e le razze, che nel periodo delle nascite, si muovono impilate in formazione a sandwich. E poi, last but not least, le iguane di terra.
Di nuovo a Santa Cruz, le vere protagoniste sono le tartarughe di terra, da cui deriva il nome Galapagos. Tartarughe che Darwin mangiava e cavalcava e allo stesso modo i galeoni spagnoli le immagazzinavano vive nelle loro navi e le utilizzavano come carne fresca, durante le lunghe traversate oceaniche. Neanche per loro è stata una vita facile, l’uomo ci ha messo, come sempre, il suo marchio brutale. Visita al Charles Darwin Research Station: nel centro c’è un piano di ripopolamento delle tartarughe per ognuna delle isole dell’arcipelago. Le tartarughe vengono tenute “sotto osservazione” per i primi otto, nove anni di vita e poi reintrodotte in natura. I progetti stanno avendo grande successo.
Floreana
La danza di corteggiamento della sula piede azzurro.
Espagnola. Popolosa colonia di leoni marini. Emozionante!
È importante non avvicinarsi alla colonia: si potrebbe incorrere nelle ire del maschio, ma soprattutto non bisogna disturbare in alcun modo gli animali.
Assolutamente vietato toccare i piccoli: loro sono affettuosi e giocherelloni e addirittura si avvicinano. Una carezza in certi momenti verrebbe spontanea, ma sarebbe una carezza che li condannerebbe a morte. La madre potrebbe infatti disconoscerli, non sentendo l’odore del suo piccolo, ma quello umano. Purtroppo la nostra guida ci ha detto che capita. Ed è imperdonabile.
La regola è sempre in punta di piedi in casa altrui: siamo solo ospiti in natura, sennò che si rimanga a casa propria!
bellissimo !