Botswana, safari sotto il cielo d’Africa

Botswana anzi Africa. Ricordi ancestrali nel dna del mondo e sicuramente nel mio. Terra, aria, acqua, fuoco. Forza degli elementi, energia e comunicazione. Uomo, natura, fiumi e stelle. Vita, essenza vera.

Dopo Sudafrica e Namibia è stata la volta della Tanzania. Che spettacolo, grandi praterie e gnu e zebre nella grande migrazione del Serengeti. Lì era tutto a portata di mano, anzi di occhio. Solo da acchiappare e da disegnarlo tra le immagini speciali della mente. Oppure scatto, foto per immortalare un grande momento eppure normale di vita e di sopravvivenza quotidiana.

Ma chissà perché il mio cuore pulsa per l’Africa meridionale.
Il fascino più speciale per me, ce l’ha sempre il bush, ossia i cespugli e la vegetazione bassa che trovi in Botswana per esempio, le acacie spinose e inospitali, gli animali che si nascondono, si riparano o camouflage, si mimetizzano.
Perché ciò che devi cercare e poi forse, solo forse, trovi, ha un vago sapore di premio e sorpresa, di autenticità. È emozione allo stato puro! Il viaggio in Botswana nel agosto 2011 è stato atteso e progettato, frutto anche delle storie nate in viaggi precedenti attorno al fuoco e sotto le stelle.

Destinazione privilegiata, da sempre capitale di un turismo non di massa, ma di elité. Ragione per cui rimane una meta per i veri gourmant del safari, ma non solo per ricchi. Qualsiasi sogno è realizzabile, se è veramente tale!

mappa Botswana

Avevo scelto un tour operator sudafricano, guide africane dello Zambia, gruppo internazionale, rigorosamente in inglese ed in tenda, niente comodità, niente lodge.
Qualcuno dirà, ma perché farsi del male così? In fondo è una vacanza. Se sei in tenda sei parte di quel mondo e soggetto a quei flussi e a quell’armonia. Niente di più e niente di meno. Animali e natura. E uomini: il tuo gruppo, le tue guide, altri viaggiatori.
L’itinerario, quindici giorni, addentrandosi nei territori più selvaggi ed inviolati.

Atterrata a Johannesburg ero riuscita ad organizzare un giro a Soweto, la township di Johannesburg più famosa al mondo. Lì è nato e cresciuto il padre della libertà e della lotta anti-aparthaid Madiba, questo il nome Xhosa di colui che sarebbe diventato il primo presidente nero sudafricano nel 1994, dopo anni di persecuzione, prigionia e lavori forzati. Parlo di Nelson Mandela.

Khama Rhino Sanctuary, un progetto di conservazione

Ma il primo assaggio veramente selvaggio è il giorno successivo al Khama Rhino Sanctuary, appena superato il confine sudafricano e messo piede in Botswana. Questa riserva non è grande e sorprendente quanto quello che vedremo dopo, ma c’è un progetto molto ambizioso ed importante: ristabilire il precedente equilibrio naturale, flora e fauna, garantire un turismo sostenibile, i cui proventi economici vanno tutti a favore delle comunità locali e proteggere, ebbene sì, gli special guests per eccellenza, rinoceronte bianco e nero, a rischio di estinzione.

Khama Rhino Santuary rinoceronte

Dopo una notte in un campo più attrezzato nei pressi di Maun, ci prepariamo per raggiungere il Delta dell’Okavango, una delle mete più attese del viaggio: nel 2014 è stato poi dichiarato dall’UNESCO, Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

Okavango Botswana

Okavango, un viaggio nel viaggio

L’Okavango è il terzo o quarto fiume più lungo d’Africa, percorre oltre 1600 km attraverso Angola, Namibia e Botswana. La particolarità è che invece di sfociare nel mare, il delta è interno e sfocia proprio in Botswana ai bordi del deserto del Kalahari. Si crea così una zona paludosa e cangiante, costellata di canali, lagune, isole di eccezionale bellezza, delicate oasi verdi ricche di flora e fauna.
Abbiamo campeggiato 3 notti in un’isola remota, facendo safari a piedi o in mokoro: il mezzo di trasporto per eccellenza dell’Okavango, la tradizionale canoa scavata nel legno dalle popolazioni presenti sul delta.
I Polers si dimostreranno guide eccezionali. Si muovono con eleganza sul mokoro quasi fossero artisti, disegnando strade invisibili sul fiume ed insinuandosi delicatamente tra canne, papiri e ninfee.
Non mi sono mai sentita in pericolo: sono molto esperti, si affidano ai loro sensi, all’orientamento e alla conoscenza inveterata che hanno di quel mondo. Il loro mondo.

Donna con il mokoro Okavango

Safari a piedi con le guide, istruzioni per l’uso

Noi tutti seguivamo alla lettera tutte le regole ben precise che ci sono state date all’inizio della spedizione:

  1. sempre in gruppo in fila indiana;
  2. sempre in silenzio, durante le passeggiate o spostamenti in mokoro;
  3. mai oltre una certa distanza dal camp, per nessun motivo al mondo. Di notte tripla attenzione. Meglio dunque rimanere in tenda, dove eravamo sicuri al 100%!

Safari a piedi Botswana

Le giornate trascorse a stretto contatto con la natura, i Polers, gli animali ci hanno fatto vivere in un’altra dimensione. Quando siamo tornati sulla terra ferma, ci siamo sentiti come orfani dei nostre nostre eccellenti guide e compagni di avventura, di questo Mondo fuori dal Mondo.

Folla sull'Okavango Delta

Moremi Game Reserve, la prima riserva al mondo degli indigeni

La nostra meta successiva, non lo sapevamo ancora, ma era un altro paradiso incontaminato, se possibile ancora più sorprendente, Moremi Game Reserve.
Press, una guida tswana, ritenuta la migliore di quel parco si era unita al nostro gruppo e alle guide già presenti. Lui e il suo mondo, ci avrebbero colpito e stregato con effetti speciali.

Press guida tswana Botswana

Quando penso a un camp in Africa, mi viene in mente quello a Moremi, dove siamo rimasti per ben due notti con le nostre tendine, disposte a semicerchio intorno al fuoco, all’ombra dell’albero di marula. L’albero, coi frutti preferiti dagli elefanti!!

Guida tramonto in Botswana

Penso a quelle serate in cui andavamo a dormire con un pizzico di paura, dopo i racconti attorno al fuoco di Press. Atmosfera magica, mi specchiavo nel cielo stellato dell’emisfero sud del mondo ed echeggiava  distintamente nella mia mente o forse nell’aria quella canzone di De Gregori, che faceva più o meno così: «Sotto le stelle del.. Botswana a naufragar!» E poi alla magia si aggiungeva altra magia: appoggiavo la testa  al cuscino nella mia tendina e  silenzio, interrotto solo dai ruggiti dei leoni.

Un’avventura nell’avventura

Quella mattina verso le 5 siamo partiti per il game drive, con una jeep per osservare la fauna selvatica: non vedevamo animali, niente Big five, ma neanche impala. La savana sembrava dormisse ancora.
Press con la calma di sempre guidava e fermava la jeep per guardare le orme, osservare la vegetazione, scorgere i movimenti più impercettibili.
Noi, in attesa trepidante, come sempre. Ad un certo punto, Press aveva “snuffato” l’aria. Era ripartito in velocità, diretto verso un punto ben preciso del bush.
Che spettacolo! C’era un leopardo che aveva trascinato un malcapitato impala su un albero e se ne sfamava. Si tratta di un comportamento piuttosto tipico di questo felino e serve a dargli tempo e tranquillità di cibarsi e per preservare la sua preda da altri predatori che, diversamente potrebbero approfittarne. Siamo trasecolati e le nostre macchine fotografiche han fatto il loro dovere.

Moremi Game reserve leopardo

È stata poi la volta della Riserva Savuti, altre due notti: ricca di zebre, gnu e…of course il predatore dei predatori: sua maestà il leone!

Savuti leone Botswana

Chobe National Park, la patria degli elefanti

Poi Chobe National Park.
Le nostre tende erano vista fiume. Dal campo, seduti come in prima fila ad uno spettacolo a teatro, vedevamo passare di corsa zebre e gnu. Di tutte le dimensioni ed età. Probabilmente inseguite da un leone o da un altro predatore, nei dintorni ma nascosto.
E poi i miei preferiti: gli elefanti. Tanti, tantissimi!
Sono tra i mammiferi più intelligenti, sociali e sensibili. Hanno grande memoria ed un’organizzazione sociale di tipo matriarcale: le elefantesse più anziane sono a capo del branco e prendono le decisioni più importanti legate alla sopravvivenza di tutta la grande famiglia.

Chobe national Park, elefante

Cascate Victoria

Siamo alla fine del nostro viaggio in Botswana. Siamo alle Cascate Vittoria, tra Zimbabwe e Zambia. Mosy-oa-Tunya National Park, in italiano i fumi che tuonano. Patrimonio mondiale dell’Umanità.
Cascate Victoria Zambia

Il mio pensiero va a quel mondo, che vorrei a tutti i costi fosse preservato. E forse chi mi ha seguito sin qui, può capire perché. E chissà perché mi vengono in mente ancora quelle parole, così leggere, sotto le stelle del…Botswana a naufragar!

Pellicani al tramonto in Botswana

Se ti piace questo viaggio, Soultravelling l’ha organizzato per te, vai al safari fotografico in Botswana.

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