Al largo del continente europeo, proseguendo a ovest sull’Oceano Atlantico, verso il continente americano, si incontrano le portoghesi isole Azzorre.
Note al grande pubblico per il celebre anticiclone delle Azzorre (!), di incredibile interesse geologico per la loro origine vulcanica e sedute all’incrocio delle tre più importanti placche tettoniche; eccole, sulla placca europea le prime sette isole azzoriane: Sao Miguel (1369 Km dal Portogallo continentale), Santa Maria, Terceira, Pico, Failal, Sao Jorge; su quella nord-americana a 2800 Km dall’America, Corvo e Flores.
Area dunque d’alta pressione che condiziona meteorologicamente tutta l’Europa, zona altresì di grande interesse vulcanologico, last but not least, sono isole amatissime dalle balene.
E per me vederle e viverle era un vecchio sogno, appena sfiorato alle Svalbard!
Ciò che sorprende è che qui è un pullulare di biodiversità, unico al mondo. In particolare Pico e Failal sono poste sulla rotta migratoria di questi incredibili mammiferi, attratti dalla grande quantità di krill – plancton, dei piccoli molluschi, il loro cibo preferito – presente nella parte superficiale di queste acque, scaldate dalle correnti oceaniche e vulcaniche! Ogni stagione alle Azzorre ha la sua balena, tra febbraio e maggio c’è la balenottera azzura, la più grande tuttora vivente. È uno spettacolo ed un’emozione vederla giocare fra le onde. Che è azzurra lo vedi dalla sua ombra, quasi un timbro nell’acqua. E poi, è come macchiata. Ed è enorme: il maschio può raggiungere la lunghezza di 33 metri.
Balenottere comuni ne vedi a bizzeffe. Meno giocherellone forse, e più lineari nella loro andatura e nella loro pinna. Ma ugualmente prorompenti.
Sei whale. La pinna sul dorso, è ancora diversa e più arrotondata delle precedenti.
Le megattere invece, se son di buon umore, sono sregolatezza allo stato puro. E per chi le ha viste per la prima volta, come me, è colpito dai molluschi, attaccati sulla coda e sulle pinne.
E poi i capodogli. Loro appartengono al sottordine dei cetacei Odontoceti -hanno i denti- più statici in apparenza almeno, dei cugini Mysticeti – che avete ammirato prima – si possono immergere fino a 400 metri di profondità per circa 45 minuti, per questo necessitano quindi di un intervallo di tempo maggiore (tra i 5 e i 15 minuti) da trascorrere in superficie per “prendere fiato”.
Caratteristica fisica che le ha rese più fragili ed oggetto appunto di attenzioni particolari da parte del più leggendario ed iniquo avversario di tutti i tempi, l’uomo.
Sto pensando all’Epoca della caccia alla balena e dello stermino, o quasi, di molte specie da parte dell’uomo. E mi viene in mente che in Moby-Dick’, la balena bianca, del romanzo di Melville, la nostra balena era in realtà un capodoglio.
Ad agosto qui alle Azzorre ne vedi tante di mamme e cuccioli. Sono animali con una sviluppatissima socialità: le femmine si muovono tutte insieme, in gruppo, coi loro cuccioli, che rimangono al centro della formazione, proteggendoli così dai predatori.
Sembra che la loro società abbia struttura matriarcale, simile all’organizzazione sociale degli elefanti africani. Le più anziane e con più esperienza conducono il gruppo: a cercare cibo, a riprodursi, a difendersi rispetto ai nemici esterni -ad esempio le orche-lungo tutta la rotta migratoria.
È uno dei protagonisti di tutti i mari.
Per certi versi tristemente, infatti fino al 1986, anno della moratoria internazionale, qui come alle Svalbard venivano cacciate.
La vita di queste isole, di questi uomini e delle loro famiglie era a discapito di questi giganti. La quotidianità di questa gente era però lotta continua nel mare, colla natura, per la loro stessa sopravvivenza. Balena voleva dire olio, soprattutto, ma l’intero animale veniva utilizzato e sminuzzato per gli usi più disparati.. Le fabbriche, dove si lavoravano, erano in parte analoghe alle tonnare. Almeno mi han ricordato lo stabilimento Florio di Favignana, dove son stata un paio di anni fa.
Ecco l’osservatorio, la vigia da cui una volta veniva avvistata la balena, seguiva un allarme via radio, le lance da ogni parte dell’isola, scendevano in acqua, rincorrevano e colpivano a morte la malcapitata balena. Oggi è sempre dalla vigia che si comunica l’avvistamento e la localizzazione della balena con le barche, il whale whatching. «Balena a dritta» è così diventato un grido pacifico e non violento che permette di far conoscere a tutti quanti il mondo di queste creature magnificenti e di sensibilizzarli alla loro tutela.
«Meglio dunque una balena viva, che una morta?». La risposta è la prima: una scelta di turismo sostenibile infatti garantisce la sopravvivenza e l’arricchimento della comunità delle Azzorre e contemporaneamente protegge queste splendide creature del mare. Natura ed economia vanno per una volta nella stessa direzione!
Ma Pico non è solo balene, ma anche delfini. Se ne vedono in branchi anche di diverse decine. E di specie diverse. Il delfino comune, il tursiope, il risso, la stenella. È curioso come il delfino comune, sfrutti l’onda delle barche per darsi ulteriore propulsione, risparmiando così energie proprie. È facile vederlo intorno alle imbarcazioni, meno facile è immortalarlo con uno scatto che renda la sua bellezza e vitalità.
Tra acqua e terra, si staglia il Monte Pico. Immenso e misterioso. Queste sono le Azzorre.
Bellissime foto, racconto suggestivo…
Grazie Giancarlo, racconti e foto che nascono dalle emozioni che spero di poter trasmettere a Te e chi vorrà condividere con me!